Rifiuti elettronici, il disciplinare ideato dalle aziende italiane potrebbe fare scuola in Europa

Rifiuti elettronici, il disciplinare ideato dalle aziende italiane potrebbe fare scuola in Europa

Computer abbandonati nei cassonetti. Frigoriferi e forni a micro-onde abbandonati in discariche abusive a cielo aperto. Vecchi telefoni cellulari e televisori mescolati ai rifiuti generici. In italia il 60 % dei cosiddetti «rifiuti ingombranti» finisce disperso al di fuori dei corretti canali di conferimento e recupero. Si calcola che per ogni abitante ne vengano smaltiti illegalmente 8 chilogrammi l’anno; contro 4 kg correttamente riciclati. Eppure la spazzatura elettronica costituirebbe una miniera per l’estrazione di terre rare e metalli strategici. Ed ecco perché alle ecomafie piace gestire il trattamento clandestino dei Raee (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici), come aveva già denunciato il Corriere già sei anni fa. Per contrastare questo fenomeno, potrebbe arrivare un disciplinare unico da condividere a livello europeo per il trattamento dei Raee. Interferenze illecite, cannibalizzazione e dispersione sono problemi che preoccupano Bruxelles, dove gli esperti guardano con interesse all’esperienza italiana.

Computer, frigoriferi, telefoni, condizionatori: nei cassonetti finiscono rifiuti che sarebbero fonte di materie riciclabili di grande valore.      Il disciplinare unico adottato dalle aziende italiane del settore dimostra come si può fare business nel ciclo dello smaltimento, contrastando il dominio delle Ecomafie. La seconda vita delle risorse naturali

Già nel 2010, i consorzi Ecoped (per la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche-Raee, pile e accumulatori-RiPa) e Ridomus (per il trattamento dei rifiuti da caldaie e condizionatori) avevano sviluppato in collaborazione con il TUV (ente indipendente di certificazione, ispezione, testing, che traccia e certifica ogni fase della filiera del riciclo fino al trattamento finale) il disciplinare EcoGuard che traccia e certifica ogni fase della filiera fino al trattamento finale, momento in cui le risorse naturali ricavate dai rifiuti diventano disponibili come materie prime seconde riutilizzabili in nuovi cicli produttivi. Solo così si realizzano vere economie circolari. Nel Belpaese i rappresentanti delle maggiori aziende italiane del settore sono riuniti in Ecoped, che da oltre 10 anni sperimenta con successo EcoGuard. Il disciplinare potrebbe essere condiviso anche in Europa poiché le filiere manifestano analoghi problemi, primo fra tutti quello del rischio di interferenze illecite o di cannibalismo dei rifiuti.

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