I rifiuti della transizione ecologica: dai carabinieri sfida al traffico di pannelli solari esausti

Nell’era della presa di coscienza collettiva del rapporto critico dell’uomo con l’ambiente, è frequente interrogarsi su quale può essere il nostro ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici e nella battaglia per inquinare meno il Pianeta. Ci si preoccupa magari di fare bene la raccolta differenziata, o ci si propone di acquistare un’auto ibrida per abbattere le emissioni di Co2 e polveri sottili. O di approfittare degli incentivi del governo per sostituire finalmente il vecchio riscaldamento di casa con un impianto ad energia solare. Pochi però, o nessuno, sanno che anche nei comportamenti apparentemente virtuosi si cela l’insidia dell’inquinamento ambientale. Perché, tanto par fare un esempio, quella che a noi pare una tecnologia nuova — l’utilizzo del fotovoltaico — è in realtà in uso nel nostro Paese da 40 anni. E già produce un pesante carico di rifiuti elettronici da smaltire.

Così, mentre noi ci preoccupiamo di dividere bene l’umido da carta e plastica in casa, mentre inforchiamo la bici a pedalata assistita per non produrre smog in città, ci sono organizzazioni criminali che speculano sul traffico di una merce tanto preziosa quanto inquinante: i pannelli solari usati. E’ quanto emerge dall’intervista che Pianeta 2021 ha fatto al generale Maurizio Ferla, 59 anni, comandante dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica.

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